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Origines

Un gruppo di amici, assidui frequentatori dell’Alto Lario e delle terre comasche, dopo anni di buoni propositi, hanno deciso di costituirsi in associazione, per sentirsi ancor meglio partecipi della vita e della cultura delle splendide valli che si dipartono dal Lario, trovando la sede ideale a Ponte Dangri presso il Crotto, i cui gestori Emidio e Alda, con entusiasmo, hanno deciso di ospitarli.

L’interesse suscitato in questi primi mesi di preparazione alla nascita della Associazione, è stato al disopra di ogni aspettativa: senza una eccessiva pubblicità si è già superato il centinaio di adesioni, fatto questo che induce i soci fondatori a stendere al più presto una prima programmazione, forse un po’ più ufficiale di quello che era nello spirito originario.

Ci si rende conto che valli rimaste praticamente intatte quali quelle di Livo costituiscono un bene prezioso da salvaguardare, offrendosi oggi come rara testimonianza dell’operosità umana attraverso i secoli.
Fattori contingenti ne hanno causato un graduale abbandono, purtroppo fonte di un parziale degrado culturale e ambientale.

Proprio per questo una parte non secondaria delle iniziative societarie vuole essere dedicata a promuovere e stimolare studi e dibattiti o addirittura a tentare operazioni che vadano nella direzione di ottenere stimoli per un ritorno alla montagna e alla sua cultura originaria, non quindi un “Museo” nella vecchia accezione del termine, ma qualcosa di vivo e pulsante.

L’Associazione non persegue fini di lucro ed è apartitica.

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Perché Lepontia Comensis?

Gli antichi abitanti delle nostre Alpi, delle terre vicine ai Laghi lombardo-piemontesi, del Canton Ticino, della Svizzera sino a Friburgo e oltre, erano i Leponzi, da cui il nome di Alpi Lepontine.
I Comensi erano la popolazione confinante e alleata, con significativi contatti culturali, (basti pensare che le poche testimonianze di scrittura preromana pervenuteci sono in caratteri cosiddetti “leponzi”, simili per certi versi all’Etrusco e come questi praticamente indecifrabili).
Sebbene l’unione di questi due termini fosse improbabile all’epoca, a questi due richiami storico-geografici si è fatto riferimento per il nome dell’Associazione, per la necessità di delimitare una zona e inoltre per distinguersi da altre omonime associazioni (ad esempio la: Lepontia Friburgensis, Associazione Goliardica fondata nel XVII sec.).

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Il "logo"

Quanto al "logo" si è scelto il cerchio, ispirandosi ad una incisione rupestre, poco nota, esistente in Valle di Livo in località Dangri vicino alla Valle di Piaghè, nonché alla "coppelle", piccole concavità scavate in massi per lo più presenti in prossimità di zone anticamente abitate e particolarmente abbondanti nella nostra area geografica: dalla antica Como Oppidum (Pianvalle) sino ai monti di Livo, in località Cassasei e Motta, e presenti anche, notizia inedita, in forma isolata, ossia "mono-coppelle", lungo il sentiero che sale da Motta all’Alpe Semeda.

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Cultura

Per meglio capire cosa l'Associazione intende per cultura si riporta la definizione presa dal vocabolario Zingarelli: Complesso di cognizioni, tradizioni, procedimenti tecnici, tipi di comportamento e simili, trasmessi e usati sistematicamente, caratteristico di un dato gruppo sociale , o di un popolo ecc. ecc.
Va da sé che per trasmetterla vi sono alla base: la ricerca, lo studio, la diffusione dei risultati, la valorizzazione.
Ma oltre che "parlare" di cultura alpina, come premesso agli inizi, si vorrebbe offrire ai soci la possibilità di "parteciparla e viverla".

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Un patrimonio da salvare e valorizzare

Non si vuole dimenticare che anche l’arte è uno dei fondamenti della cultura alpina.
Ogni azione mirata a salvare per le future generazioni una testimonianza del passato, viene ritenuta fortemente meritoria. In questa direzione, relativamente alle piccole e modeste possibilità che l’Associazione potrà avere, ci si intende muovere.

Ma anche altri problemi incombono: quanto si sta perdendo irreparabilmente?
Tra le notizie che non trovano grande spazio nei mezzi di comunicazione di massa vi è la questione delle razze animali domestiche in via di estinzione. Le capre, che i visitatori in alcuni periodi dell’anno possono osservare a Livo (razza Lariana) o a Dosso del Liro (razza Verzaschina), sono tra queste: trattasi quindi di rarità, guardatele con attenzione!

Altresì, sono in via di estinzione 13 razze bovine alpine (non la Bruna o la Frisona oggi diffusissime).
Il caso emblematico è la razza autoctona lombarda, variamente denominata, a secondo delle zone, Montana, Varzese, Ottonese ecc., che dai 60.000 capi che si contavano negli anni ‘60, è scesa a circa 50 esemplari. Infine non va dimenticato che alcuni tipi di galline (tra cui quella brianzola), di pecore, di maiali, di cavalli (tra cui la razza Samolaco della Valchiavenna) ecc. scompariranno se, con idonee strategie, non si interverrà per limitare danni biologici la cui portata non siamo ancora in grado di stabilire.

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